Non sarebbe meglio cancellare i graffiti vandalici invece dei dipinti quintanari sui ponti?






Dopo l’ordinanza che prevede la cancellazione dei dipinti propiziatori dei ponti nei giorni immediatamente successivi alla loro realizzazione, non è tardata ad arrivare la risposta di alcuni appassionati di questa tradizione che ogni anno vede centinaia di persone coinvolte.
Durante la notte, nel quartiere di Porta Romana, è comparso uno striscione che riportava la scritta: “Lo spray sulle mura indelebile, l’arte sui ponti skancellabile”.
Frase, che evidenza tutto il malcontento per quest’eccessiva decisione che prevede la cancellazione di vere e proprie opere d’arte, mentre passa totalmente nell’indifferenza il problema ben più grave delle scritte vandaliche sulle mura di Ascoli.
Forse sarebbe il caso di rivedere le priorità e concentrarsi più a contrastare un fenomeno vandalico anziché andare contro una tradizione che ha l’obiettivo di abbellire alcuni scorci suggestivi della città e valorizzare un evento folkloristico come quello della Quintana.

Riportiamo un articolo di un ns lettore pervenuto alla ns redazione, che dimostra da un lato la poca attenzione a far conoscere la nostra storia, dall'altro l'impegno del tutto gratutito di un cittadino comune per far conoscere le bellezze della sua amata Ascoli.

Cartiera di Ascoli.. questa sconosciuta!

Recentemente ho avuto contatti epistolari con Piero Scapecchi; e chi è costui, direte voi: Piero Scapecchi è il direttore della Biblioteca Nazionale di Firenze, dipartimento “Manoscritti e rari”.
In conseguenza di ciò, ho avuto modo di leggere il suo: " Incunabolo, itinerario ragionato di orientamento bibliografico", Associazione Italiana Biblioteche ( 2004 ); ebbene, nel capitolo dedicato alla produzione della carta necessaria per i libri stampati prima del 1500 ( incunaboli appunto), spicca l'assenza di qualunque riferimento ad Ascoli; l'unica nota bibliografica è: " Carte e cartiere nelle Marche e nell'Umbria dalle manifatture medievali all'industrializzazione", Ancona, Proposte, 1993.
Purtroppo anche qui, non ho trovato alcun riferimento alla nostra cartiera, quando è noto che negli Statuti cittadini ( 1377 ), a parte il rapido cenno
alla " acqua del calcinaro per l'arte de le carte", è detto chiaramente che in detta città, oltre alla " carta ciappina overo pecorina" si fabbricava anche quella " bambagina" ( dagli stracci ) per non menzionare poi il ritrovamento fatto nel 1897 da Augusto Lisini in un vecchio "istrumentario" del Comune di Colle Val d'Elsa della notizia che il 20 Maggio 1349 veniva data, in loco, in affitto " una caduta d'acqua con gora,casalino et gualcheriam ad facendas cartas....a
Tommaso di Buonaventura e a Michele suo figlio, cartai di Ascoli". Ho preso allora carta e penna ( elettronici ) e fatto notare, non senza timore, all'illustre professore quella che a me è parsa una grave mancanza; la Sua risposta è stata,con mia grande sorpresa, la seguente: “Gentile Signore,
Lei ha certamente ragione per quel che riguarda le cartiere ascolane e la ringrazio della segnalazione; cercherò di riparare se Lei avrà la cortesia di inviarmi il volume che ne tratta”! In sostanza, uno dei più importanti esperti di incunaboli in Italia, non conosce la nostra Cartiera, ammettendo peraltro, senza remore e a suo merito, il fatto! Il giorno successivo al ricevimento della missiva, ho spedito al prof. Scapecchi il volume " Gli Opifici di Porta Cartara ad Ascoli Piceno", di A.M. Eustacchi, V. Borzacchini, A. Guidotti.

Detto ciò io mi chiedo: non era forse il caso di spedire il libro di cui sopra alle più importanti biblioteche italiane? E se ciò è stato fatto, perché il professore di cui sopra non ne era a conoscenza? E poi ci lamentiamo che le nostre bellezze, la nostra storia non le conosce nessuno!

Augusto Agostini

Seregno, la sfida tra writer benedetta dalla Lega

Nel segno della legalità. Per tutta la giornata 50 writer si sono sfidati a colpi di bombolette spray sui muri della stazione ferroviaria di Seregno (Monza-Brianza). Provenienti da ogni parte d’Italia - Milano, Varese, Bari, Oristano - hanno indossato le mascherine e si sono messi al lavoro.
Spazio alla fantasia lungo oltre 180 metri di parete che dalla mattina alla sera ha cambiato faccia.
Un contest writing voluto dall’amministrazione leghista della cittadina brianzola, che ha deciso di affidare la strada ai ragazzi. Una zona degradata che da adesso sarà gestita dai giovani del posto.
"Uno spazio per creare liberamente e senza paura di incorrere in sanzioni", dice Livio, 24 anni, uno degli organizzatori, che ha all'attivo tremila murales sparsi per il Paese. "E’ necessario rispondere alle esigenze espressive delle nuove generazioni – spiega il sindaco, Giacinto Mariani – I divieti a tutti i costi sono solo controproducenti" (Gabriele Cereda)

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fonte:larepubblica.it

Milano, la gogna mediatica per i due writer pentiti

Erano stati sorpresi dai vigili un anno fa con la bomboletta in azione sul muro di una scuola in via Baravalle. Facciata che, secondo quanto disposto dal giudice di pace, hanno già ripulito.
Il Comune, con il loro consenso, durante le operazioni di pulizia ha deciso di filmarli per farne un video, che sarà proiettato in sala giunta, a Palazzo Marino, con tanto di conferenza stampa per farlo rimbalzare sui telegiornali.

Guarda le foto dei writers che puliscono


fonte:larepubblica.it

Writer sorpresi mentre riprendono la loro performance

Le quattro di notte, sulla banchina della fermata Maciachini della linea gialla del metrò di Milano. Quattro ragazzi compaiono all'improvviso davanti al treno fermo sui binari, tirano fuori bombolette spray e iniziano a disegnare le fiancate dei vagoni. L'ultima "performance" di writer del metrò è stata interrotta però dall'arrivo dei carabinieri, avvisati dal personale Atm che aveva notato che le telecamere che dovrebbero riprendere il treno erano state girate. I quattro, fermati dopo un inutile tentativo di fuga nelle gallerie, sono tutti spagnoli tra i 19 e i 22 anni, e stavano filmando la loro "opera" per poter mettere in Rete il video. Denunciati a piede libero per danneggiamento aggravato, dovranno anche pagare la multa prevista dall'ordinanza anti-graffiti.


guarda il video

fonte:larepubblica.it

Arresti, condanne e multe la crociata di New York contro graffiti e murales

Ex agenti "proteggono" le 468 stazioni del metrò Il giro di vite è riuscito dove il sindaco-sceriffo Rudy Giuliani aveva fallito Morti i "grandi" dello spray come Basquiat e Haring, declina l'arte del disegno sui muri

ANGELO AQUARO
NEW YORK - Addio graffiti sorgenti dal metrò.


«Guardate: quella parola, graffiti, ormai sta diventando out, bandita.

Non è più così facile a New York, non più».
Vincent DeMartino, il vicepresidente del New York City Transit, parla spiccio come un poliziotto:
«Scrivetelo: vuoi sporcare ancora? E io ti acchiappo». Eccome se ti acchiappano.

Danielle Bremmere Jim Clay Harper, 27 e 26 anni, che qui hanno comicamente ribattezzato i Bonnie & Clyde del genere, una carriera certificata da «Graffiti World», bestseller su Amazon, sono finiti in manette un anno fa, dopo un inseguimento da giro del mondo: New York, Boston, Atlanta, Londra, Francoforte, Parigi, ancora New York.
E fine del graffiti tour. «I newyorchesi sono stanchi di questi cosiddetti artisti e del loro vandalismo: è solo egocentrismo», ha sentenziato la settimana scorsa Richard Brown, il District Attorney, capo della Procura del Queens: sei mesi di prigione e 10mila dollari di multa, please.
C'era una volta la Grande Mela bucherellata di graffiti e murales, sui vagoni dei treni, nei tunnel del metrò, sui muri dal Bronx a Manhattan.

Un marchio firmato (i graffitari si autocelebrano con i tags, degli acronimi più o meno artistici), un segno del paesaggio.
Pat Romano del New York City Transit: «Segno costoso: l'anno scorso, per rimuoverli, abbiamo speso 125mila dollari. Ma la buona notizia è che stiamo dimezzando i costi: nel 2007 i dollari erano 350mila».
Dimezzati anche gli arresti: 53 blitz nel 2008 contro i 93 dell'anno precedente. Un record.
Mai così pochi negli ultimi trent'anni. Tutto merito dell'Eagle Team, la pattuglia di detective e ispettori in pensione che la società del metrò ha sguinzagliato per le sue 468 stazioni.

Un risultato che non era riuscito neppure a Rudolph Giuliani, il sindaco sceriffo che nel '95 lanciò l'Anti-Graffiti Task Force e vietò la vendita degli spray ai minori di 18 anni.
Sembra un'era fa. E preistoria, nella New York che in pochi mesi ha visto chiudere il più famoso ritrovo punk (il Cbgb) e il più grande negozio di musica del mondo (il Virgin Megastore), sembra quel 1979 che segnò lo sdoganamento del graffito, dalla strada al pop. Accadde tutto in un video ormai storico, «Rapture» dei Blondie, complice la comparsata di un certo Basquiat, l'ex amichetto di Andy Warhol che, ormai buonanima, oggi viaggia nelle aste di Sotheby's sui 600mila dollari a pezzo.
Ecco, il problema è proprio quello. Morto Basquiat (1988), sepolto Keith Haring (1990), l'altra grande icona che ha trasformato il graffito in pop art, il testimone, anzi lo spray, è passato di mano in mano a personaggi sempre meno noti, quantomeno al grosso pubblico.

Fino al povero Dash Snow, biondo e dannato come Kurt Cobain, stroncato da un'overdose tre giorni fa, e confinato dal New York Times nella pagina degli obituaries con il titolo giornalisticamente impeccabile ma certo non economicamente appetibile: «Dash Snow, artista ribelle dell'East Village, muore a 27 anni».
David Selden, uno dei più importanti critici del movimento, giura che «ora anche il mondo dell'arte ha il suo bel corpo da esporre: il suo vero e proprio Re del Pop, variante Brooklyn».

Sarà. Ma il New York Magazine si è affrettato a chiedere a uno stuolo di esperti: scatterà o no anche per il povero Dash il «Ghoul Factor», l'effetto fantasma, cioè quel meccanismo che, da Van Gogh in poi, fa impennare le vendite al maestro morto?
I numeri non mentono: Phillips de Pury, la casa d'arte e d'aste nel cuore di Chelsea, in maggio ha battuto un Dash per 6.875 dollari. Punto.


La metropolitana di New York, nell'ultimo anno, ha messo a bilancio 2 milioni di dollari alla voce «danni possibili provocati da ogni tipo di graffito». Altro punto.
Sì, il mondo è cambiato. Prendete Shepard Fairey.

Il suo ritratto stile graffito di Obama, clonato da una foto dell' Ap (con seguito di processo per violazione del copyright), oggi è appeso alla National Portrait Gallery, Washington.
Ma a 39 anni l'artista di strada è ancora inseguito dalla polizia di mezza America.
Il 10 luglio l'hanno fermato i cops di Boston: lui andava lì, ricco e famoso, a inaugurare una mostra, quelli gli hanno contestato undici blitz in nove anni, da un poster piazzato su una centralina elettrica, nel 2000, a un adesivo incollato su un segnale del traffico.
Il noto criminale si è dovuto arrendere: 2.000 dollari di multa, lavoro forzato di pulizia dei graffiti.
E, soprattutto, un'ammissione che è una rivoluzione: «Ragazzi, l'arte è arte, ma la proprietà resta privata, e si rispetta».
LE ORIGINI Il graffiti writing, o graffitismo, nasce a Filadelfia nei tardi anni Sessanta e si sviluppa a New York negli anni Settanta IL GERGO Il tag è lo pseudonimo di ogni graffitista, il suo alter-ego.
Corrisponde al marchio firmato con cui il writer si autocelebra.

I COSTI L'anno scorso il New York City Transit ha speso 125mila dollari per rimuovere i graffiti, nel 2007 ben 350mila LE QUOTAZIONI Un'opera di Dash Snow a maggio è stata battuta per oltre 6800 dollari.
I pezzi di Basquiat sono quotati intorno a 600mila dollari


fonte:larepubblica ed.naz.le

La rinascita? Dalle finestre rotte

Ecco come la Grande Mela decise di risanare i quartieri più periferici

IL PIANO DI WILSON E KELLING

«Chi vive nel degrado si abitua a vederlo Ma se si riparano le zone più facile il rispetto di esse»

CONTRO I GRAFFITARI IL PRIMO PASSO
All'inzio del suo mandato Giuliani si concentrò verso i reati minori, ma il messaggio fu forte

Fa.Ro.

NEW YORK - Per accorgersi delle differenze basta fare un giro per gli ex quartieri degradati di Manhattan: dai dintorni di Times square al Lower East Side, dal Meatpacking District ad Harlem.
E persino fuori dalla celebre isola, nel Bronx e a Brooklyn.

La "tolleranza zero", applicata a New York dal 1994 a oggi dai sindaci Rudolph Giuliani e Michael Bloomberg, ha modificato radicalmente l'immagine della metropoli americana, mandando in soffitta quelle immagini da giungla criminale portate nel Vecchio continente da una vasta filmografia, tanto da far diventare il nome di uno dei cinque distretti che compongono la "Grande Mela" (il Bronx, appunto) una sorta di stereotipo utilizzato (ormai a torto) per bollare i quartieri più malfamati e degradati delle nostre città.
L'idea di "zero tolerance" deriva dalla "teoria delle finestre rotte" ( broken windows theory ) formulata nel 1982 dai criminologi James Q. Wilson e George Kelling.

Secondo quest'idea se le persone si abituano a vedere una finestra rotta, in seguito si abitueranno anche a vederne rompere altre, e a vivere in un ambiente devastato senza reagire: riparando la finestra, ci si abitua al rispetto della legalità.
Tradotto nella pratica amministrativa, se l'obiettivo è arrivare a punire ogni infrazione di legge, indipendentemente dall'entità della trasgressione, a questo si arriva per gradi e cominciando dalle piccole cose.
Nel suo primo mandato come sindaco, Giuliani, in collaborazione con il commissario Bill Bratton del Dipartimento di polizia di New York, adottò una strategia che prevedeva azioni repressive nei confronti di reati minori, come i graffiti, con l'idea di mandare un chiaro messaggio alla criminalità in generale. Risultato: il tasso di omicidi e l'incredibile violenza delle strade di New York Mela si sono ridotti vistosamente.

fonte: ilmessaggero roma



Giuliani consulente per Roma

Alemanno: "Possibilità concreta"

Rudy Giuliani superconsulente per la sicurezza del Comune di Roma: per il sindaco della Capitale Gianni Alemanno è una "possibilità concreta" su cui si sta lavorando. "Giuliani può essere d'aiuto", ha detto il primo cittadino cella capitale.

Secondo il sindaco "ci sono trend internazionali" nella sicurezza metropolitana: "Di fronte al fallimento della sinistra a Roma vogliamo puntare i riflettori sul successo delle amministrazioni newyorchesi".
Alemanno ha incontrato, nel suo studio di consulenza newyorchese a Times Square, l'ex 'sindaco-sceriffo' famoso per aver abbassato il tasso di criminalità nella città grazie anche a politiche di tolleranza zero contro barboni, tossicodipendenti e malviventi.


"Giuliani mi ha spiegato di aver iniziato con un'ordinanza contro i bivacchi, perché la gente pensava che fosse un diritto dormire per strada", ha spiegato: "E' ricorso a misure drastiche, di tolleranza zero, ma non fine a se stessa, bensì come premessa per garantire il benessere della comunità cittadina".
Fondamentale nell'opera portata avanti di Giuliani è stato, secondo Alemanno, il ruolo della polizia, che l'allora amministrazione ha integrato con la figura della polizia ausiliaria, volontaria. L'ex sindaco newyorkese ha saputo infatti rilanciare la figura dei poliziotti volontari, che "gratuitamente e con servizio part-time, pattugliano le strade e sono diventati con il tempo delle orecchie e occhi extra, indispensabili, per le autorita' della Grande Mela": potrebbero essere un modello per il "volontariato di partecipazione territoriale", termine che Alemanno preferisce a quello di 'ronde': "Non mi piace, come non piace alla stragrande maggioranza dei romani, perche' evoca concetti di una giustizia 'fai da te', mentre i volontari lavoreranno in collaborazione strettissima con le forze dell'ordine".


fonte:tgcom.it

CONDANNATI A PULIRE IL MURO IMBRATTATO, LA PUNIZIONE DEI WRITERS FINISCE IN VIDEO

MILANO.

Sorpresi ad imbrattare i muri di una scuola di via Baravalle a Milano, due giovani writer di 22 e 29 anni hanno scontato la pena, inflittagli da Giudice di Pace, imbiancando la parete imbrattata, sotto lo sguardo vigile del vicesindaco e assessore alla sicurezza, Riccardo De Corato.
Il tutto è stato filmato ed il video, presentato oggi a Palazzo Marino alla stampa, potrebbe essere usato come deterrente nelle scuole milanesi.
Il filmato contiene anche un intervento del sindaco di Milano Letizia Moratti in cui ringrazia "i giudici perché per la prima volta, su richiesta alle autorità competenti che hanno recepito le nostre istanze, dei writer hanno risarcito il danno ripulendo i muri sporcati".

Il sindaco rivolge poi "un appello e un invito a questi ragazzi: il ddl sicurezza, varato il 2 luglio -ricordainasprisce le pene per reati compiuti su immobili pubblici e privati, introduce la procedibilità d'ufficio e prevede anche la reclusione.
Dunque attenzione, perché il rischio è sempre più reale".
"Senza dimenticare -prosegue il sindaco- che il Comune ha speso in due anni20 milioni di euro per ripulire gli imbrattamenti.
E non si tratta di arte o di murales. Soldi che potevamo spendere per iniziative rivolte ai giovani.
Ai quali, dunque, chiedo, di aiutarci a fare qualcosa di bello e positivo per la città".
Al termine del filmato, il vicesindaco de Corato ha tenuto a precisare come il video "non sia certo una gogna mediatica, ma un mezzo per dissuadere altri writer dal reiterare questi comportamenti.

Il Comune di Milano, attraverso questa iniziativa, non fa altro che proseguire con la linea di provvedimenti intrapresi finora per alzare il livello d'attenzione su questo problema, dissuadere gli imbrattatori seriali e occasionali, segnalare all'Autorità Giudiziaria i responsabili e ottenere importanti risultati anche nelle aule di Tribunale, come la ripulitura degli stabili sporcati".

I due writer erano stati sorpresi il 20 luglio dello scorso anno in flagranza di reato dal Nucleo tutela decoro urbano della Polizia Locale e processati il 3 giugno di quest'anno dal Giudice di pace.
In udienza il Comune di Milano si è costituito parte civile in qualità di persona offesa e gli imputati hanno chiesto di eseguire attività riparatorie.
Il Giudice ha quindi prescritto agli imputati di ripulire il muro imbrattato al fine di ottenere successivamente una sentenza di estinzione del reato. Il Comune ha anche ottenuto dai writer il pagamento dell'assistenza e supervisione di Amsa (circa 400 euro, comprensivo dei materiali utilizzati), il pagamento di 1.000 euro a titolo di risarcimento del danno, oltre al consenso per la ripresa delle operazioni di ripulitura da diffondere ai mezzi di informazione.
"Ricordo -ha proseguito il vicesindaco- che, grazie alle segnalazioni del Nucleo tutela decoro urbano della Polizia Municipale e delle Forze dell'ordine, sono attualmente in corso 7 processi per imbrattamenti commessi tra il 2007 e il 2008 su edifici cittadini.
Il Comune andrà avanti su questa linea, costituendosi parte civile in ogni procedimento penale.
Inoltre, nei primi 6 mesi dell'anno, sono già 57 le multe da 450 euro inflitte da Forze dell'ordine e Polizia locale".
"Il ddl sicurezza -sottolineato De Corato - ha il merito di aver inasprito, in chiave preventiva, le pene per gli imbrattatori recependo proprio le indicazioni del Comune di Milano.
A cominciare dalla cancellazione della querela di parte che non è più necessaria anche fuori dal centro storico, fino all'inasprimento delle pene, che non sarà più una risibile multa da 103 euro, ma potrà arrivare a 1.000 euro e alla reclusione fino a sei mesi.

E per chi imbratta beni immobili di interesse storico-artistico - ha concluso De Corato la riforma prevede che la reclusione arrivi fino a un anno e si sommi a una multa fino a 3000 euro".
Alla proiezione del filmato erano presenti anche l'avvocato comunale Maria Rosa Sala, che ha seguito tutte le fasi del procedimento penale la cui sentenza definitiva è attesa il 16 luglio, il Comandante della Polizia Locale, Emiliano Bezzon, il vice Comandante, Tullio Mastrangelo, e il commissario capo del reparto Radiomobile, Roberto Fazzini.


fonte:giornale di calabria

Blitz «igienico» di "Regresso Arti" contro i graffiti al Liceo urbinate

L'ultimo blitz, di qualche giorno fa, all'Accademia di Belle Arti - Liceo psicosociopedagogico.

Prima dell'intervento




Dopo L'intervento




- URBINO - L'ASSOCIAZIONE «Regresso Arti» meriterebbe una medaglia al mese.

Non l'avranno mai, però la città prima o poi dovrà pur dire qualcosa a coloro che gratis e con amore tolgono gli orrendi graffiti che deturpano la città.

Come spiegano Franco Cenerelli, presidente di «Regresso Arti» e il vicepresidente Andrea Corradi, l'operazione andava pur fatta, considerata la posizione e lo scempio che tutti vedevano.

La vicenda è però ancora una volta amara, perché chi dovrebbe denunciare contro ignoti ai carabinieri gli imbrattatori, insiste nel non volerlo fare.
«Un dirigente scolastico - dice Corradi -, in quanto responsabile anche dell'edificio che accoglie il proprio istituto, ha il dovere di denunciare ogni atto di vandalismo che interessa la propria scuola.
Solo dopo una provata comprensione di questo, sono da ritenere legittime le sue varie richieste quali telecamere, maggior presenza di forze di controllo, interventi di manutenzione».

La Provincia ha da tempo offerte da «Regresso Arti» di eliminare le scritte che deturpano il patrimonio scolastico.

Ma a quanto pare - forse per il cambio di amministrazione - nulla viene deciso. Nell'attesa di decisioni, dice l'associazione, «la mattina del 13 luglio, con un rapido intervento, abbiamo ripristinato il muro adiacente l'Istituto, di proprietà della Telecom visto che, aldilà della sua pertinenza (Telecom? Comune? Provincia?) vista la sua posizione strategica, costituiva un pessimo biglietto da visita per chi si avvicinasse alla scuola.

Immaginando lunghe trafile burocratiche fatte di telefonate, appuntamenti, lettere e
raccomandate, ci siamo adoperati nella maniera più diretta.

La nostra speranza è che la neoeletta amministrazione provinciale, anche alla luce del nuovo Decreto Sicurezza, adotti misure drastiche per la bonifica degli ambienti scolastici, in primis responsabilizzandone i dirigenti, perché il degrado esterno di una scuola è la manifestazione "cutanea" del degrado morale di chi la frequenta».
fonte:ilrestodelcarlino urbino

"I volontari per sorvegliare le scuole"

Il sindaco: "Non chiamatele ronde".
Chi va male in condotta può recuperare coi servizi sociali

di claudio romanucci

Un servizio di volontariato civile per le necessità sociali più frequenti, come il controllo delle uscite scolastiche, la segnalazione di fatti di microcriminalità e la collaborazione con le forze dell'ordine locali.
Sulla scia dell'approvazione del disegno di legge sulla sicurezza d'inizio anno, la neonata Giunta ha tra i suoi programmi quello di combattere il degrado e l'abbandono pensando ad una rete di collaboratori quanto più ampia possibile sul territorio cittadino.
Una rete capace di collaborare attivamente per tutelare la città dalle minacce di ogni giorno per renderla più vivibile.
Gli operatori Subito la mente va alla figura della ronda, termine che il primo cittadino definisce "fuori luogo". "Non credo sia appropriato chiamare questi figure in questo modo - fa notare - il concetto di ronde si presta ad equivoci.

Già la propaganda, con questo tipo di sostantivo, evoca lugubri passati. Nel nostro programma c'è l'idea di istituire un gruppo di volontari, proprio come accade in altre città italiane da diversi anni.

I compiti

I loro compiti saranno il confronto con le istituzioni (in particolare i vigili urbani) in tutti quei servizi dove potranno essere messi a disposizione tempo e buona volontà.
Penso al controllo fuori dalle scuole, alla segnalazione di imbrattamenti, a un servizio di collaborazione per gli eventi cittadini. Sono d'accordo a questo tipo di utilizzo, non a controlli armati dei quartieri, anche perché certe situazioni di grave pericolo per la sicurezza non sono certo il caso di Ascoli".

Carabinieri in congedo

Ieri sono state assegnate le deleghe agli assessori: il discorso sarà posto all'attenzione della Giunta e del delegato competente, ma Castelli si pone interessato a seguire in prima persone l'argomento.
"La normativa che è stata promulgata appare interessante - prosegue - e ci permette di dare seguito ad una organizzazione di volontari partendo da organizzazioni che già ci sono e che operano egregiamente da anni. Mi riferisco all'Associazione nazionale dei carabinieri in congedo, già disponibile ad essere impiegata".

I writer

Altro tema particolarmente sentito è quello dei graffitari, che continuano a "battezzare" gli angoli delle città con i loro segni.
"Nel nord si sente di più il problema dell'immigrazione - spiega Castelli - noi abbiamo altri aspetti.
Per i muri sporchi vorremo organizzare una struttura che ci aiuti a combattere il fenomeno.
Con l'avvio della Giunta ci interesseremo di una campagna anti writer.
Dalla campagna d'ascolto pre elettorale c'è stato modo di conoscere le idee di associazioni già specializzate in queste tematiche: "Ascoli da vivere", ad esempio, ha proposto studi approfonditi sul fenomeno ed ha avanzato proposte per contrastarlo".

Il progetto scolastico

Il sindaco è intenzionato ad allargare l'azione coinvolgendo magistrati e giudici di pace per studiare possibili sanzioni alternative, come un periodo di servizio di volontariato o di pulizia dei muri dalle scritti.

Non solo: in previsione c'è anche la promozione di contatti con i dirigenti scolastici. Sul tavolo delle discussioni finirà l'idea di coinvolgere i giovani a progetti di educazione civica.

Chi evidenzia voti bassi di condotta potrebbe recuperali attraverso periodi di servizio alla comunità.

fonte:corriereadriatico.it

Graffiti : inciviltà, semiologia e bellezza

di SILVIA TRUZZI
Una volta Enrico Brizzi mi ha detto: «Da quando ho cominciato a pagare il condominio, ho capito perché alla gente danno fastidio i graffiti».

Si cresce, si dirà. E perfortuna. Invece non c'entrano nè il diventare grandi, nè il capire o non capire l'arte e nemmeno la presunta trasgressione del gesto.
A rebours. Abbiamo sempre avuto bisogno di lasciare segni: i primi graffiti risalgono all'homo sapiens.

Erano incisioni rupestri, vicino ai pascoli o agli alpeggi: disegni di animali e scene di caccia. Cambiano forme, contenuti e modi, ma il senso è lo stesso di tags e scritte sulle colonne (e non ci vuole un raffinato semiologo): il bisogno di testimoniare se stessi.

Però a Bologna sembra essere una necessità ormai pandemica, una malattia che assale la gente con frequenza preoccupante: non tutte le città sono così mortificate come questa.

Bisognerebbe capire perché proprio qui, proprio così: se è un effetto che a che vedere con l'emulazione ( à la «broken windows», per intendersi) o con la presenza di molti giovani.

Da un comportamento sbagliato a un'abitudine incivile: qui (molto più di quanto non capiti a Milano, per dire) succede spesso che le persone scambino i vicoli per vespasiani, trasformandoli in cessi nel senso più letterale - e anche lato - della parola.

Non è che non ci siano posti dove fare pipì. Non è che non ci siano modi altri dallo scrivere sui muri per rivelarsi al mondo. E' il sentimento della cosa pubblica, percepita come luogo dove si può fare qualunque cosa, proprio perché di tutti.

Ma non vale l'equazione «di tutti, quindi di nessuno».

Piuttosto, dovrebbe, «di tutti, quindi in comproprietà».

Immagino che un sedicenne alla sola parola «degrado» avverta un'immediata sensazione di nausea. E a ragione: se ne abusa, nel discorso politico, per indicare tutto quello che non va con un lessico vecchio, logoro, senza più contenuti reali. Ed è la favola di Pierino e il lupo.
Quindi? Pulire, certo.

Da qualche parte bisogna pur cominciare. Ma è un'aspirina.

Il senso civico parte dal sentimento di appartenenza a una comunità, si salda grazie all'identificazione dell'individuo con un insieme più ampio di persone e al radicamento in un territorio. Passa per il rispetto delle regole, naturalmente: ma non funziona il «sorvegliare e pulire» che è stato invocato in una storpiatura inutilmente maldestra di Michel Foucault.

La comprensione del bello viene in aiuto (ed è un sentimento che può essere insegnato): Bologna è straricca di meraviglie di cui nutrirsi.
È un gran vantaggio: può sempre capitare di nascere a Garbagnate.
E' il sentimento della cosa pubblica, percepita come luogo dove si può fare qualunque cosa, proprio perché di tutti

fonte:corriere di bologna

«Un anno di carcere per chi imbratta chiese e monumenti»

De Corato: «Sarà più facile punire i writers » Podestà propone spazi per l'arte di strada

Con le norme anti- graffiti scatterà un giro di vite contro chi deturpa i beni artistici.
Le risorse che la città ha dedicato per cancellare gli imbrattamenti hanno portato risultati, continuiamo su questa strada».
Parole del sindaco Letizia Moratti rilasciate ieri mattina in Prefettura poco dopo la riunione straordinaria del comitato per l'ordine e la sicurezza. Presenti, oltre a sindaco e prefetto, il presidente della Provincia Guido Podestà e il comandante dei vigili urbani Emiliano Bezzon.
Giusto il giorno prima il sindaco di Bologna, Flavio Delbono, aveva lanciato la sua proposta, di premiare con crediti sulla pagella gli studenti che avrebbero cancellato firme e scarabocchi dai muri dei palazzi.
«Una proposta da studiare» è stato il commento unanime di Letizia Moratti e Guido Podestà.
«Laesamineremo con il direttore scolastico regionale insieme alle esperienze di altre città» ha aggiunto poi il sindaco.
Entrambi, Moratti e Podestà hanno sottolineato la distinzione fra «arte di strada che merita spazi riservati» e il «decoro della città che merita lo stesso rispetto che si ha per casa propria. Ossia, se la creatività si esprime sui muri delle nostre case non è accettabile».
«Credo che si possano individuare spazi dove poter esprimere la propria creatività» ha aggiunto Podestà.
Come esempio di «arte di strada» e «esperienza positiva» Letizia Moratti ha ricordato i tombini colorati in mostra in zona Tortona, alludendo all'iniziativa recente promossa da Metroweb e patrocinata dall'assessorato alla Cultura.
In prefettura è stata fatta una panoramica sul decreto sicurezza appena approvato in Parlamento. Ha chiarito il prefetto Gian Valerio Lombardi: «Stiamo valutando come adattare le norme alla nostra realtà cittadina».
E a proposito di graffiti, le regole significano anche giro di vite.
Soddisfatto il vicesindaco Riccardo De Corato che non ha presenziato alla riunione per via di un impegno a Roma ma ha commentato: «La nuova legge in materia di sicurezza ha dimostrato di far tesoro delle indicazioni del Comune di Milano.
Non è più necessaria la querela di parte per far partire l'iter giudiziario nei confronti di un writer.
Prima di questo decreto le periferie erano penalizzate, per gli stabili che non si trovavano nel centro storico occorreva la querela del proprietario o del condominio, ora si procede d'ufficio.
E in caso di flagranza di reato la pena non sarà più una "risibile" multa da 103 euro ma potrà arrivare fino a mille euro o, in alternativa, il giudice ordinario (e non più il giudice di pace) potrà decidere per la reclusione fino a sei mesi».
L'inasprimento delle pene è ancor più evidente quando lo scarabocchio rovina un edificio di interesse storico-artistico.
Qui la riforma dell'articolo 639 prevede che la reclusioni arrivi a un anno e si sommi una multa fino a 3mila euro. In caso di recidiva si sale a due anni con sanzione fino a diecimila euro.
«È bene che i writer che stupidamente prendono di mira le Colonne di San Lorenzo e gli imbrattatori incalliti sappiano cosa li aspetta non appena il decreto legge entrerà in vigore, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale - ha dichiarato il vicesindaco.
Che ha ricordato che il «Comune in virtù delle consistenti spese per la pulizia e la promozione delle campagne anti-writer si costituirà parte civile.
Ha concluso il vicesindaco De Corato: «Visto che i diversi processi che si stanno celebrando davanti ai giudici di pace, grazie all'impegno del Comune, sono tutti caratterizzati da abiure postume, ossia da un esercito di graffitari pentiti, non vorrei che ora che la pena è aumentata si creasse un affollamento di "pentiti" nelle aule di giustizia».

Letizia Moratti

fonte: 09/07/2009 Il Giornale Pag. 46

"Muri puliti", crediti a studenti

Bologna, un bonus ai "cancellatori"

Il neo sindaco di Bologna, Flavio Delbono, dichiara guerra ai graffiti che deturpano i muri della città. Sarà creata una commissione "artistica" per decidere quali salvare.
Per gli altri non ci sarà scampo e saranno tolti anche grazie al volontariato di giovani studenti.
In cambio otterranno crediti formativi per il curriculum scolastico. In tutto un investimento iniziale di 180mila euro, di cui 70 messi a disposizione da privati.

A dettare la linea è stato ROmano Prodi subito dopo le elezioni comunali: "Caro Flavio, mettiti la tua, prendi il pennello e tira via i graffiti". E così, scrive il Corriere della Sera, sotto l'ombra delle Due Torri si riparte da dove Sergio Cofferati, predecessore di Delbono, si era fermato.

Il comando delle operazioni è in mano al vicesindaco Claudio Merighi, che ha progetto di unire in un unico team i commercianti insieme a studenti, volontari, writer coscienziosi ed esperti d'arte.

L’amministrazione comunale ha incontrato per queste ragioni Gianfranco Maraniello, numero uno del Museo d’Arte Moderna di Bologna, a cui è stata chiesta collaborazione. "Valuteremo la memoria storica, il messaggio, la tecnica", ha detto il direttore del Mambo.

Ma tra i writer c'è già chi storce il naso: "Sicuri che Maraniello se ne intenda?".

E censire i graffiti non sarà cosa semplice.
"Confidiamo nella collaborazione dei ragazzi, con loro abbiamo avviato un dialogo da tempo", ha rassicurato Maraniello.

fonte:tgcom.it

Ascoli è casa tua... RISPETTALA!



Rispettiamo Ascoli, è la nostra casa.. rispettiamo le sue vie e i suoi muri perchè su di loro c'è scritto la storia e le origini di ognuno di noi..


Ama la tua città from Buondi Raffaele on Vimeo.

Nell'ambito del pacchetto sicurezza

Passo avanti per la repressione dei graffiti vandalici

di NICCOLO' BERTOLINI*

Il "decreto sicurezza", approvato in via definitiva dal Senato ed ora alla firma del Presidente della Repubblica, innova, tra l'altro, radicalmente l'art. 639 del codice penale in tema di deturpamento e imbrattamento di cose altrui.
Si tratta di una riforma che potrebbe costituire un importante passo avanti per la prevenzione e la repressione dei graffiti vandalici.

Queste, in sintesi, le principali novità previste in relazione all'art. 629 codice penale:

- il primo comma della norma si riferisce esclusivamente al deturpamento o all'imbrattamento di cose mobili, mantenendo la procedibilità a querela di parte e la competenza del Giudice di Pace;

- del tutto nuovo il secondo comma, ove si stabilisce che, se il fatto è commesso su beni immobili o su mezzi di trasporto pubblici o privati, si applica la pena della reclusione da uno a sei mesi o della multa da 300 a 1.000 euro.

Se il fatto è commesso su cose di interesse storico o artistico, si applica la pena della reclusione da tre mesi ad un anno e della multa da 1.000 a 3.000 euro;

- se il reato è commesso su immobili, mezzi di trasporto pubblici o privati, cose di interesse storico o artistico, si procede d'ufficio ed è competente il Tribunale Monocratico;

- vengono inasprite le pene per le ipotesi di recidiva in relazione ai fatti di cui al nuovo secondo comma, sanzionati con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa fino a 10.000 euro;

- viene introdotto il divieto di vendita di bombolette spray contenenti vernici non biodegradabili ai minori di anni diciotto;

-la violazione del divieto è punita con la sanzione amministrativa fino a 1.000 euro.

*Avvocato, coordinatore dell'ufficio studi di diritto penale di Assoedilizia

fonte: la libertà 06/07/2009

Dal Gazettino di Venezia:

«Chiederemo i danni a chi deturpa i monumenti»

L'avvocato Salvadori dichiara guerra ai " writers " e invita i cittadini a vigilare e a denunciare gli imbrattatori:
«Chiederò alla giunta di provvedere affinché gli imbrattatori della città vengano portati in causa e risarciscano il danno».
Augusto Salvadori, assessore al Turismo e al Decoro, riprende il tema dei graffiti sugli edifici storici, dopo l'episodio di campo Santa Margherita, dove la polizia di Stato ha sorpreso alcuni individui mentre deturpavano case e monumenti.
Recentemente ne aveva parlato anche il presidente della Regione, Giancarlo Galan. Continua, dunque, la battaglia di Salvadori ai "writers" notturni, iniziata due anni fa, con la progettazione di interventi sia per pulire gli edifici scalfiti o imbrattati con scritte e disegni, che per impedire
queste proditorie azioni.
«La causa civile per il risarcimento totale del danno - ha proseguito Salvadori - deve essere chiesta dal Comune a nome della collettività, oltre alle attuali sanzioni civili e talvolta penali previste.
Insomma, non una sola pena come sanzione, ma, ripeto, il risarcimento totale, capace di costare svariate migliaia di euro.
In questo modo non solo puniremo in modo esemplare gli imbrattatori, ma possiamo realizzare un deterrente contro chi deturpa la città.
Queste persone devono sapere che la loro inqualificabile azione può costare molto.
In caso di minori, ne debbono rispondere i genitori.
Chiedo perciò la collaborazione di tutti i cittadini, affinché si rivolgano immediatamente alle forze dell'ordine appena vedono imbrattatori in azione, così da coglierli in flagranza di reato - ha dichiarato l'assessore - Più siamo decisi e migliori risultati otterremo.
Chi sporca, deturpa, e imbratta, fa del male alla storia e alla città, a tutti i tentativi di conservarla, tutelarla e difenderla».
Nel corso della presentazione di "Veneto for you", Salvadori ha poi lascito i precedenti aspetti dissuasivi, per affrontare quelli persuasivi.
«E necessario - ha detto - promuovere nelle scuole la storia di Venezia, connessa con il decoro delle città.
Non solo la storia di un popolo ma anche della cultura di Venezia, diffusa in tutta
Europa, in particolare nelle città e nelle isole del Mediterraneo e nelle aree orientali.
Attraverso questo progetto, da realizzare con la Regione Veneto, cureremo la formazione di una coscienza civile fin dall'adolescenza, così i giovani si sentiranno impegnati per la conservazione della città, la tutela della monumentalità artistica, la difesa e l'esaltazione dei valori storici. In sostanza dobbiamo mirare ad accrescere il rispetto e l'amore del giovane cittadino per Venezia, farlo sentire orgogliosamente figlio di una grande tradizione ed investito della missione di operare per la città e per la sua qualità della vita».
Tullio Cardona

Incuria distrugge altare del 600







Vogliamo che Ascoli sia città monumentale tutelata anche dall’Unesco come patrimonio dell’umanità?
Benissimo, certamente lo merita rispetto a tanti altri siti già nella lista, ma comportiamoci all’altezza di questo (speriamo presto) riconoscimento che è anche una enorme responsabilità per amministratori pubblici e cittadini.
Allora non può essere tollerato quanto sta accadendo all’interno del giardino di Palazzo Colucci (che ospita gli uffici del Comune), dove c’è un bell’altare del Seicento che, dopo essere stato imbrattato a volontà dai soliti vandali, ora rischia di andare perduto per sempre. Sull’architrave dell’altare, infatti, a causa dell’incuria e del tempo, è nata una grossa pianta le cui radici stanno spaccando l’architrave già enormemente compromesso.
Questione ancora di pochi giorni e il danno, già avanzato, sarà irreparabile. Non può l’incuria umana distruggere questa comunque importante testimonianza dell’arte ascolana nei secoli.
L’altare, di marmo bianco, fu commissionato allo scultore Antonio Giosafatti nel 1604 da Leonardo Quattrocchi. Proviene dalla Cattedrale da dove fu rimosso nel 1838 per l’apertura dell’accesso alla cappella del Santissimo Sacramento.

Fino al 1994 l’altare conteneva anche una preziosa scultura di terracotta, raffigurante la Madonna col Bambino, che, per fortuna, per motivi di tutela, con la dovuta autorizzazione del Ministero delle Finanze, fu prelevata per essere custodita nei depositi della Pinacoteca.
Se fosse rimasta ancora lì sarebbe certamente stata rubata. Che cosa aspetta il Comune ad intervenire per salvare questo altare? Ma di “perle”, inaccettabili per un centro storico di tanto valore, ce ne sono anche altre.
Da pochi giorni, ad esempio, in piazza del Popolo, è stata installata una palina con segnaletica turistica proprio davanti al raffinatissimo tabernacolo corinzio (1639) dello scultore ascolano Lazzaro Morelli addossato alla chiesa di San Francesco. Molto bene per i percorsi turistici indicati ma il palo copre inopportunamente il tabernacolo impedendo anche ai turisti di fotografare la chiesa in tutta la sua bellezza. Il palo non poteva essere collocato in una posizione meno impattante? Magari in un angolo, accostato alla chiesa? Terza “perla”: il tabellone luminoso (informazioni e pubblicità) affisso sulla facciata dell’Arengo.
Pugno in un occhio. Violando tra l’altro il divieto di affissione (art. 663 cp) sugli edifici vincolati.
Per fortuna, però, il commissario Fabio Costantini, prima di andarsene, ha ordinato lo spostamento. Che ci aspetta?

Franco De Marco (Il Messaggero)

Nei graffiti che sfregiano le nostre città emerge tutta la povertà del civismo italiano




Di Maria Romana De Gasperi.

Accompagnavo uno straniero a conoscere la bellezza di questa città, così varia, così intensa, caotica, nervosa e nello stesso tempo irripetibile. Roma antica, Roma di oggi, Roma papale, Roma di Trastevere e di qualche scorcio medioeyale, città di basiliche e di chiese nascoste e chiuse da tempo, città di mercati al sole, di bancarelle disordinate.
Strade dove i tombini traboccano d'acqua appena piove, dove il fiume non è mai riuscito ad avere l'eleganza della Senna, tanto meno adesso che alberi e cespugli lungo le sue sponde portano i resti di quell d'acqua che e arrivata al mare con le piogge e ha lasciato sui rami carte, plastica e ogni altra bruttura e non si sa quale sarà il loro destino.
Ho portato il mio straniero a vedere nel cielo imbronciato di questi giorni le lance d'oro e di rosso scuro che il sole vi aveva dimenticato, mentre la macchina cercava spazio fra i motorini che ti sfiorano imperterriti e i mezzi di ogni genere che fanno
trasporti a qualsiasi ora e ci fanno ricordare Marrakech più che una capitale europea.
Ma ciò che più di ogni altra cosa mi ha colpito è lo sguardo di chi, abituato a una piccola città ordinata, si fermava davanti alle scritte, ai disegni, agli sgorbi di vari colori che imbnittivano case e palazzi, statue e monumenti.
Quale ragionamento, quale rivolta, o quale stupidità spingono gli autori di tali scritte senza senso, che non esprimono niente, che non si fanno leggere?
Nemmeno il piacere di essere diversi perché le scritte sono tutte uguali, da una città all'altra, da una stazione a un palazzo d'epoca, dalla periferia al centro città.
Non sono risposte alle deficienze di una società, non sembrano bandiere di libertà, ma solo spregio dell'ordine, della legge, dei cittadini che amerebbero avere una casa anche esternamente pulita.
Allora dobbiamo pensare che qualcosa di molto DÌÙ profondo è alla base di questi risultati negativi.
Sta nel non avere coscienza di appartenere a una cittadinanza.
Non possedere l'orgoglio di essere un popolo, non conoscere la propria storia e non andarne fieri; è rinunciare alla cultura di una società che nei secoli ha dato tanto alla vita del pensiero europeo.
È prodotto d'ignoranza e di superficialità che non permette di vedere al di la delle proprie azioni il risultato che ne deriva.
Chi deturpa i beni che sono di tutti mette la propria firma e permette a chi
passa di giudicarlo incivile.
La scuola ha mancato in questi ultimi decenni di insegnare che al di fuori della
nostra porta tutti siamo responsabili di quella comunità che ci sta vicino, che vive con noi le strade, le piazze, i giardini.
Gettare a terra il biglietto del mezzo pubblico di trasporto o il mozzicone di sigaretta è svilire la nostra città.
Roma sembra non essere più amata dai suoi abitanti che non si curano del suo aspetto e permettono allo straniero di farne opera critica al proprio ritorno.