Milano: Cittadini-writer, uno a zero.

caso di viale Abruzzi
Abitanti contro i writer «Stiamo vincendo la battaglia»
Paola D'Amico

Con tre euro al giorno. La campagna anti tag, contro le firme lasciate dai writer,
pare funzionare in viale Abruzzi.
Nel rapporto annuale consegnato nei giorni scorsi dai cittadini al sindaco Letizia Moratti, emerge con evidenza che negli ultimi tre mesi la percentuale di imbrattamento è decresciuta in maniera significativa, fino ad arrivare allo zero per i palazzi e i manufatti.
Da un anno esatto i cittadini, che per sostenere le spese si sono autotassati, ogni mattina passano in rassegna il tratto di viale Abruzzi compreso tra piazza Ascoli e via Sansovino-Farneti, e cancellano armati di vernice e pennello i graffiti lasciati durante la notte.
Nei grafici che riassumono la campagna del Comitato Spontaneo Abruzzi-Piccinni, si registra anche braccio di ferro con due writer ostinati, che è coinciso con i due picchi di imbrattamento in marzo e giugno.
«I picchi sono legati al passaggio di writer seriali», scrivono i cittadini.
«Writer che quando passano in una via tendono a colpire il maggior numero di superfici e spesso mostrano delle spiccate predilezioni per determinate superfici rispetto ad altre.
In marzo è passato il writer Oner, in giugno Bleats».
Rimuovere i graffiti è costato ai cittadini volontari 800 euro in vernici. L'Amsa li ha supportati per cancellare i segni lasciati sulle superfici marmoree che non possono essere pulite dai volontari.
«L'obiettivo è creare un precedente virtuoso - spiega Fabiola Minoletti -, stimolare una sinergia tra cittadini e istituzioni e scatenare un effetto imitativo in altri quartieri.
La tempestività della rimozione dei graffiti lancia forti segnali ai writer che vogliono invece che la loro tag rimanga il più a lungo possibile».
In marzo, per tre notti di seguito Oner ha disegnato la sua tag su tutti i palazzi del quadrilatero. Alla quarta notte ha desistito.
Perché funzioni il controllo del territorio deve coinvolgere i residenti è il messaggio del Comitato spontaneo.
Dall'osservazione dei dati emerge che c'è una vittima predestinata delle tag: la centralina termica posta nello spartitraffico è stata la struttura più imbrattata.
«Seguono le strutture metalliche che circondano alcuni esercizi commerciali e le centraline telefoniche».
Meno imbrattate le fioriere, forse perché praticare una tag sui vasi stretti e bassi, non è solo scomodo ma rende gli autografi d'artista anche poco visibili.
«Il proseguimento logico del nostro progetto è cominciare a rendere i singoli palazzi ed esercizi commerciali autonomi nella rimozione delle tag, cercando non tanto cittadini volontari ma palazzi volontari in cambio di supporti, vernice e pennelli».

fonte:corriere della sera milano

1 commento:

n@po ha detto...

Queste sono le notizie che amo leggere. Un plauso ai cittadini del quartiere milanese, che hanno dichiarato guerra alle tags a colpi di vernice