26-05-2010

E' allarme per i palazzi deturpati

L'Archeoclub avverte: "Se adoperata male l'idropulitrice provoca gravi danni"

fonte: corriere adriatico.it filippo ferretti

"Attenzione alla pulizia dei muri imbrattati dai vandali: un lavoro non appropriato potrebbe arrecare danni ben più gravi agli edifici storici e ai monumenti deturpati".
E' questo il grido d'allarme lanciato dalle associazioni culturali, successivamente all'opera di ripulitura che da qualche settimana sta effettuando l'associazione "L'Ambiente è vita" grazie a un'idropulitrice.
E a questo segnale di pericolo si uniscono anche alcuni restauratori professionisti, i qualsi cono convinti che la tecnica di pulitura sia assolutamente controproducente per sistemare alcune facciate dei palazzi antichi della città.
La polemica nasce dopo che alcuni residenti di piazza Arringo hanno notato un enorme quantitativo di sabbia che ha ostruito i tombini vicini alle pareti vicine al Battistero, dopo lo "sbiancamento" delle superfici imbrattate dai vandali.
Il timore dei cittadini nasce dal fatto che, in passato, alcuni beni culturali erano stati oggetto di restauro forse grossolano, bloccato solamente grazie al tempestivo intervento degli esperti.
"Non è un'azione voluta, è solo frutto di buona fede, ma bisogna porre rimedio" interviene Mariolina Massignani, presidente dell'Archeoclub ricordando una serie di episodi allarmanti che si sono verificati tempo fa.

"Alcuni anni fa mi accorsi che per restaurare la facciata di Palazzo San Filippo alcuni operai stavano usando spazzole elettriche pericolose, dalle setole di metallo, così come per ripulire la fontana dei cani si stava adoperando un materiale abrasivo" - prosegue la presidentessa dell'Archeoclub di Ascoli, evidenziando l'estrema necessità di procedere a questo genere di recuperi sempre sotto la guida di un esperto, meglio ancora se un rappresentante della Soprintendenza ai Beni Culturali.
"Io credo che prima di usare su palazzi antichi la macchina che cancella le scritte dei writers - prosegue la protesta - dovremmo testarla su pareti di minore valore, sulle quali i rischi sarebbero minori" ha evidenziato Guido Biondi di Italia Nostra, ricordando il travertino di "Rrete li Mierghie".
"Nel togliere le scritte deturpanti bisogna usare molta cautela, perché esiste un altro rischio e cioè che visivamente la parte più bassa dei beni architettonici trattati con l'idropulutrice diventi candida mentre quella in alto resti nera" conclude la Massignani, riferendosi al risultato poco estetico che a suo dire ci sarebbe stato dopo i primi interventi.

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