17-12-2009

Porta Sigismundus cade a pezzi

articolo ripreso dal corriere adriatico

Pochi sanno che Ascoli possiede una imposta lignea (portone) tra le più antiche d’Italia, con la singolarità di essere ancora sulla strada, quindi alla vista dei passanti e, purtroppo, anche ai rigori delle intemperie… Parliamo della famosa porta “Sigismundus” in via Bonaccorsi, risalente al secolo XVI. La via Bonaccorsi, cominciando dal palazzo che ha dato il nome alla via, è un susseguirsi di case – realizzate intorno al quindicesimo secolo – che possiedono facciate, portali, loggiati interni di notevole valore architettonico e che fanno parte – arricchendolo - del centro storico.
Notevolissimo e di scenica eleganza, è il portale che contiene l’antica imposta. Nella Guida del Leporini si legge: “... portale archivoltato a bugne, marginato da fasce a punte poliedriche”.
Il portone ligneo risale al 1520, quando venne realizzata la casa dal canonico Miliani che poi concesse alla sua famiglia.
E veniamo al dettaglio del portone in causa. In un esaustivo articolo dell’indimenticato storico e critico letterario, professor Emidio Vittori, si legge che da una serie di riscontri - pur non potendosi risalire con certezza al nome dell’artigiano, l’autore della porta Sigismundus dovrebbe essere lo stesso che costruì il portone della vicina cattedrale di Sant’Emidio.Per concludere l’informazione abbiamo sentito anche il ricercatore e storico professor Giannino Gagliardi.
Da lui abbiamo appreso che l’imposta lignea, nel corso dei secoli ha perso tarsie in cui si distinguevano i contorni delle figure di santi e di una Annunciazione, oggi solo intuibili.
Tuttora, ben leggibile la sola scritta “Sigismundus”. Siamo alla vigilia del 2010, per quanto tempo ancora quel legno resisterà?
Fin quando questa preziosa, unica testimonianza medievista, la città potrà presentare? Sono già passati quasi cinque secoli, cosa si aspetta ancora per mettere in sicurezza questo reperto , che attualmente consegna la sua esistenza-resistenza alla sola imperscrutabile variazione meteorologica delle stagioni con le sue intemperie, i suoi venti, i brucianti soli estivi?
Da alcune indicazioni raccolte, sappiamo che quando imposte di pesante anzianità sono rimaste all’aperto, i Comuni, le Sovrintendenze, le associazioni culturali hanno provveduto a ritirarle negli androni.
Ad Ascoli, perché l’Arengo non chiede la donazione o il solo concordato con i (molti) proprietari e non sistema questa testimonianza nel costruendo museo cittadino nella Forte Malatesta?

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